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L’importanza del gioco nella crescita di ogni bambino

Già dai primissimi giorni di vita, il neonato inizia a dimostrare all’ambiente circostante la sua esistenza giocando. Gioca con i piedini, con i capelli della mamma, con i sonagli della culla, e scopre piano piano il suo corpo. Tra gli elementi necessari per la maturazione psicofisica del bambino, il gioco occupa infatti una posizione fondamentale: è lo strumento per eccellenza attraverso il quale egli costruisce il significato del mondo ed impara a relazionarsi con gli altri. Il gioco per i bambini non è un passatempo, ma un lavoro, un’occupazione, è la loro principale attività ed è portatrice di una molteplicità di significati: divertimento, esplorazione (avventura, conoscenza e gestione dello spazio, scoperta di sé), attività liberatoria (da tensioni, paure, ansie, insicurezze ed aggressività),opportunità di apprendimento (favorisce lo sviluppo e l’esercizio di nuove competenze cognitive, socio-affettive e comportamentali) e di socializzazione, distacco temporaneo dalla realtà (permette al bambino di allontanarsi dalle regole imposte dalla vita reale per entrare in un mondo di fantasia in cui tutto è possibile). Ad esempio, giocando a “far finta di”, il bambino si allena a diventare grande, inizia ad interpretare ruoli diversi, acquisendo una maggior capacità di adattarsi al mondo circostante, di conoscerlo e padroneggiarlo. Numerosi studi di psicologia infantile, già a partire dal 1940, hanno evidenziato come il gioco, sin dai primi mesi di vita del neonato, sia significativo per lo sviluppo intellettivo. Jean Piaget afferma che esplorando, manipolando e sperimentando, inizialmente il suo corpo e successivamente gli oggetti, il bambino impara a coordinare azioni e percezioni, comprendendone le prime connessioni causali. Non solo, il gioco stimola la memoria, il linguaggio, l’attenzione, la concentrazione, favorisce lo sviluppo di schemi percettivi e la capacità di confrontarsi e relazionarsi; ne consegue che una scarsa attività ludica può comportare nel bambino gravi carenze dal punto di vista cognitivo. Secondo il terapista del gioco O. Fred Donaldson, un bambino a cui è stato permesso di sviluppare le risorse derivanti dal gioco, riceve molti vantaggi duraturi: a livello sociale (empatia, condivisione, aumento di spirito di gruppo……), a livello fisico (aumentata efficienza del sistema immunitario, endocrino e cardiovascolare a seguito della gioia che il gioco procura, diminuzione dello stress e della depressione….)ed a livello emotivo e comportamentale (gioia, autostima, padronanza di se stessi, lealtà, calma..) Alla luce di quanto evidenziato, risulta chiaro il ruolo essenziale che il gioco ricopre nel processo di sviluppo dei bambini. Tutti ne riconoscono il valore, eppure le opportunità di gioco continuano a diminuire: sono sempre meno le aree destinate all’attività ludica, minore è la libertà nello stare all’aperto e poco è il tempo per giocare durante l’orario scolastico. La domanda da porsi, a questo punto, è: cosa possiamo fare per promuoverlo? Certamente gli adulti, specie i genitori, possono fare molto, ad esempio “sacrificando” un po’ del tempo che dedicano ai vari impegni (lavorativi e non), per impegnarlo nel gioco con i bambini, guardando in prospettiva e lavorando per una crescita sana dei propri piccoli

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